Inizio con questo una serie di piccoli post sugli strumenti e sui materiali che in genere consiglio ai miei corsi: il discorso carta è decisamente complicato, quindi ho pensato di togliermi subito questo tarlo, in più ho avuto la fortuna di poter provare di recente un po' di campioni di carte scolastiche e volevo condividerne i risultati.
L'intenzione iniziale era di farvi un solo post, ma mentre scrivevo l'introduzione mi sono accorta che avrei dovuto tagliarne gran parte e quindi ecco la scelta di dividerlo in due, cominciamo quindi in questo post con una spiegazione su cosa sia esattamente e come venga prodotta la più pregiata carta giapponese mentre nel prossimo post vi parlerò dei risultati dei test da me effettuati su carte più economiche prodotte a macchina.
L'intenzione iniziale era di farvi un solo post, ma mentre scrivevo l'introduzione mi sono accorta che avrei dovuto tagliarne gran parte e quindi ecco la scelta di dividerlo in due, cominciamo quindi in questo post con una spiegazione su cosa sia esattamente e come venga prodotta la più pregiata carta giapponese mentre nel prossimo post vi parlerò dei risultati dei test da me effettuati su carte più economiche prodotte a macchina.
La carta giapponese, nota come washi è senz'altro una delle meraviglie che vengono dal Sol Levante, non a caso dal 2014 fa parte del patrimonio mondiale dell'Unesco. Contrariamente a quanto si crede la carta giapponese non è fatta di fibre di riso, bensì con tre diverse fibre chiamate Kozo, Gampi e Mitsumata. Di queste il Kozo, ovvero gelso selvatico, è certamente la più preziosa. Il gelso ha una fibra molto lunga e resistente e crea una carta sottile ma incredibilmente elastica e resistente all'umidità e alla pressione.
La
carta così creata è molto resistente e viene utilizzata nei più
svariati modi, dal restauro e rilegatura di libri antichi alla
creazione di lampade e pannelli-tende, fino alla stampa o la pittura
su carta (sumi-e).
In
autunno si procede alla raccolta dei ramoscelli di gelso: da questi
dopo un lungo processo che richiede precise e ripetute
macerazioni,raschiature e lavaggi, eseguiti tutti a mano, si ricava
la fibra a cui viene aggiunta una radice mucillaginosa chiamata neri:
entrambe vengono messe in grandi vasche contenti acqua pulitissima.
Ogni
foglio viene poi creato a mano usando degli speciali telai in bambù
immersi e agitati energicamente in questo impasto di fibre e acqua.
La
carta che si ottiene dalle fibre di Kozo è la più adatta alla xilografia in quanto estremamente resistente e molto “elastica”, ma anche molto assorbente e deve essere trattata con una speciale
mistura di colla e allume (chiamata dosa in giapponese o sizing in inglese) prima che possa essere utilizzata: questa fase aiuta anche il colore a fissarsi meglio nella
carta ed è per questo motivo che le stampe Ukiyo-e sono arrivate a
noi ancora con colori brillanti e intensi. E' molto importante specialmente quando si è all'inizio e si compra carta fatta a mano controllare se si sta comprando della carta già collata: se il sito da cui state comprando è in inglese controllate che ci sia la dicitura "sized" mentre per i siti giapponesi che ci sia la parola "dosa".
Nel prossimo post i miei consigli sulle carte con il miglior rapporto qualità prezzo per cominciare a stampare!
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